Al momento della pubblicazione di Darkwing vol. 3 – La Freccia d’Oro avevo promesso di raccontare prima o poi qualche retroscena sul travagliato sviluppo di questo episodio, quindi eccomi a voi con un articolo pieno di curiosità inedite: scopriremo insieme come tutto è iniziato, le fasi dello sviluppo della trama, i personaggi recuperati e quelli che invece non ce l’hanno fatta!
Sviluppo iniziale della trama
Sono sicuro che l’idea embrionale per La Freccia d’Oro fosse già lì prima di quel fatidico 2005, all’epoca in cui ho steso il primo soggetto completo di Darkwing. In quella bozza pilota, che voglio ricordarlo a tutti era pensata per una serie a fumetti, questo episodio non era nulla di così cruciale come poi sarebbe diventato. (chi si fosse perso l’articolo sulle origini di Darkwing, può recuperarlo qui)
L’idea da cui sono partito era che i protagonisti venissero inviati a difendere le varie città attaccate dall’Armata degli Scheletri, e che Lidia finisse per distinguersi nella battaglia di Deras Lamantir, assediata da uno stormo di draghi neri, durante la quale abbatteva con una freccia il loro capo (che non aveva ancora un nome ma possiamo benissimo immaginare come una versione ancora non del tutto definita di Nashejrazam). I Solar erano pressoché assenti, Peter era altrove e lo stesso concept della freccia d’oro non esisteva ancora. Lo scopo principale dell’episodio era far vivere a Lidia un’avventura in solitario in cui emergesse come eroina senza avere Peter accanto. Non si poteva definire un punto di svolta della serie, tuttavia si trattava di un momento molto “alto”, su cui scrissi perfino un racconto breve, che potete leggere qui (abbiate pietà, è passato tanto tempo!).

Un primo esperimento illustrativo su Lidia del 2003 direttamente ispirato a un’illustrazione di Brom (da notare che lei era ancora in versione papera). Probabilmente tutta l’idea de La Freccia d’Oro è partita da qui. Curioso come questo vecchio disegno di Rita fosse del tutto simile all’illustrazione di Antonio De Luca senza che vi sia stato alcuno scambio al riguardo, la somiglianza con la cover infatti è del tutto casuale.
Le cose iniziarono a cambiare quando passai a definire meglio la trama del terzo volume, dopo aver finito di scrivere il secondo, nel 2010. Iniziai a farmi delle domande, tra cui la più importante fu: “Perché mai i Solar dovrebbero permettere a Peter di andare al fronte col rischio che nutra la Spada, o peggio ancora, che si faccia ammazzare e la consegni nelle mani di Vonatar?”
Dopo averci riflettuto parecchio, l’unica risposta che seppi darmi fu: “Non lo farebbero!”, anche se ciò spediva il mio soggetto originale dritto nella spazzatura. Questo mi spinse a una serie di riflessioni profonde che mi portarono a riconsiderare la concezione troppo superficiale della trama che avevo stabilito anni prima, fino a condurmi a una rivelazione importante: i Solar non dovevano per forza essere amici di Peter. Potevano anche diventare suoi avversari, se a un certo punto le cose fossero andate per il verso sbagliato. Nei libri precedenti avevamo visto i Solar schierati dalla parte di Peter, ma comunque sospettosi. Perché non provare a metterli stavolta nel ruolo di suoi persecutori? In fondo, dato che lui è l’araldo del loro più grande nemico, la cosa aveva perfettamente senso!
Questa riflessione mi ha aperto uno sbocco del tutto nuovo: Peter che diventa un ricercato, un fuggiasco. L’occasione perfetta per sovvertire l’ambientazione allegra e pulita delle origini e calare il tutto in un contesto più duro, militaresco e moralmente ambiguo. Un Guardiano in fuga, fuori controllo e braccato dai suoi stessi amici; un protagonista tormentato che agisce per le sue buone ragioni, ma che nemmeno si trova del tutto dalla parte del giusto. Anche i Solar, infatti, erano più che giustificati nel dargli la caccia, per non parlare del dilemma che avrebbero affrontato Lidia, Tom e Lyse, i suoi amici più affezionati da sempre. Si trattava di un sovvertimento importante dell’equilibrio raggiunto nei primi due libri, che offriva una svolta inaspettata e permetteva di sviluppare tutti i personaggi in una nuova direzione. Strappare Peter al suo entourage fatto di una folla di personaggi che lo supportavano per gettarlo in mezzo alla guerra, tormentato dai sensi di colpa, in un contesto di degrado e pieno di persone che non si curavano affatto del suo benessere, era il modo perfetto per rimettere in discussione le basi del protagonista e farne qualcosa di nuovo, che non ripetesse lo schema dell’eroe scanzonato e pieno di amici dei primi due episodi.
Come gestire questa transizione, però, era un altro paio di maniche.
Nel terzo libro volevo dare più spazio ai comprimari, in particolare ai Solar, e far vedere come se la cavavano Lidia, Tom e Lyse in solitario, senza Peter a dar loro una direzione. Il tutto senza tralasciare di sviluppare i cattivi. Avevo un contesto in cui si muovevano molti elementi, le idee non mi mancavano, il difficile era farle collimare, plasmarle in qualcosa che non fosse un gigantesco mappazzone ma un insieme coerente: una storia epica con un inizio, uno svolgimento e una fine.
Iniziai a buttar giù alcune scene-chiave slegate tra loro, senza preoccuparmi subito di collegarle. Sul momento non m’importava, avevo bisogno più che altro di fare ordine mentale, avrei eseguito una cernita del materiale più valido in un secondo momento. Infatti, quasi tutti i miei appunti iniziali ho finito per scartarli o modificarli a fondo, ma è stato importante scriverli per tirare fuori le idee e capire cosa era davvero utile e cosa andava eliminato. E facendo questo lavoro mi accorsi che c’erano dei vuoti enormi.
La campagna di Nerys
In questa fase di brainstorming, uno spunto essenziale venne da una campagna di Dungeons & Dragons che avevo giocato qualche anno prima con mio cugino Alessandro. Si trattava di un esperimento volto a collaudare una conversione dei Solar che avevo realizzato utilizzando le meccaniche di D&D.
Giocare questa campagna, oltre che divertente, fu per me un aiuto essenziale nel definire il mondo dei Solar: avevo scritto un intero manuale con le classi dei Solar e del Sole Oscuro, le loro tecniche, gli stili di combattimento, sperimentato nuove abilità e inventato nuovi personaggi calandoli in un nuovo contesto. Innanzitutto la campagna si svolgeva a Nerys, non a Solenor. Se già vi suona familiare, avete indovinato: tutto il filone di Nerys e del Sole Oscuro originale di cui avete letto nel secondo e terzo volume è nato in questo modo!
Come Dungeon Master, creai per prima cosa Selva e gli altri Grandi Maestri di Nerys: Karachi il colibrì, che abbiamo visto tornare a occupare il trono dell’Aria nel romanzo; Godor il gigante, che nel terzo volume compie un’apparizione molto limitata ma di un certo “peso” (è il Grande Maestro della Terra che guida i Solar della sua Scuola durante la battaglia comandata da Drago Assopito e in seguito abbatte il wyrm che sta distruggendo le mura di Deras Lamantir); Joli-Han, che non compare ma viene citato più volte come maestro di Artemis, e infine Alyanna, Grande Maestra dell’Acqua che in questo episodio non compare né viene ancora citata, ma sarà introdotta successivamente. Tra tutti ho scelto Selva per svolgere un ruolo di primo piano in questo volume, perché mi sembrava un personaggio molto interessante, ricco di potenziale. I Grandi Maestri delle altre province (Lumien, Boldin, Jenievre, Monger, Kithera e Ardegas) li avevo già in testa ma li ho definiti completamente soltanto per La Freccia d’Oro.
Non posso vantare tutti i meriti, però, perché i veri protagonisti di questa campagna – cioè i personaggi che sono stati effettivamente giocati, i Grandi Maestri non erano che dei PNG – erano un gruppo di prova composto da giovani guerrieri di Nerys, che sono stati perfino immortalati da Rita in questo vecchio disegno.
Alcuni dovreste riconoscerli, perché in un modo o nell’altro ho deciso di riprenderli tutti, anche se alcuni ho dovuto riadattarli per poterli inserire nel romanzo.
Xander, per gli amici Xan, è rimasto del tutto fedele alle sue origini come allievo prediletto di Selva: è un giovane di belle speranze dal cuore puro, un primo della classe con un passato fatto di abusi e disturbi mentali, che Selva ha adottato e riabilitato. Nel 3° libro lo abbiamo visto battersi fino allo stremo per difendere la sua maestra per poi essere rapito dalla perfida Zanel, scopriremo in seguito quale sarà la sua sorte.
Saerek, il cigno velocista, ha fatto la sua comparsa nella battaglia di Deras Lamantir, in cui rimane gravemente ferito per mano di Ragnar.
Krista è stata ideata come sorella minore di Kithera, l’Arcimaestra di Stervia, con la caratteristica di essere un po’ debole di testa ma incredibilmente fortunata. Il suo aspetto in questa immagine è in realtà quello che ho poi deciso di attribuire alla stessa Kithera da adolescente, mentre la vera Krista, se mai comparirà nel romanzo (quasi sicuramente nel DLC Terrore dagli Abissi non ci sarà), risulterà del tutto diversa.
Sul conto di Thorben, il nano, posso svelarvi che si tratta di un nipote del Grande Maestro della Terra Gabos, mentre l’elfa del Fuoco Grianne veniva da una famiglia aristocratica. Questi ultimi due personaggi hanno avuto un destino particolare, come vi spiegherò più avanti.
Questa campagna mi ha dato anche lo spunto per inventare alcuni villain poi diventati fondamentali: Zanel, il conte Vigo Mortensen e sua figlia Scylla sono nati in questa storyline, così come i precedenti Grandi Maestri del Sole Oscuro (ad esempio Evanesco Degràs e la sua allieva Erin, ora Grande Maestra del Fumo); lo stesso Nashejrazam era una presenza costante che tirava le fila da dietro le quinte.

Primo studio di Scylla Mortensen con papino.

Studio completo di Erin senza armatura. Non vi preoccupate, se vi piace Sindel impazzirete per lei, è ancora più simpatica.
Il lavoro compiuto sulla trama della campagna si è rivelato essenziale nel momento in cui ho sviluppato La Freccia d’Oro perché è andato a completare le parti che mancavano nella trama del libro, come i pezzi di un puzzle che si incastrano. Mi ha offerto tutta una serie di spunti senza i quali il terzo volume non avrebbe mai funzionato o non lo avrebbe fatto altrettanto bene. Integrarli, però, non è stato facile!
Il pilota scartato
Con la nuova prospettiva offerta dall’idea di un Peter in fuga e il supporto del filone di Nerys a cui attingere, iniziai a scrivere il volume da principio. Sembrava che la faccenda avesse finalmente preso il via… invece, dopo un inizio promettente, le cose andarono a catafascio.
La situazione di partenza era sempre la stessa: sono passati mesi dalla battaglia con Vonatar, Peter adesso è un ricercato a cui i Solar danno la caccia e non abbiamo idea di cosa abbia prodotto questa situazione. Nell’incipit della prima versione, un indizio arrivato alla sede del Talashar faceva scoprire a Selva che Peter si trovava a Deras Lamantir, quindi la Grande Maestra inviava due suoi agenti, Thorben e Grianne (proprio loro, vedi sopra!), a catturarlo. In seguito la strada di questi due personaggi si incrociava con quella di Lyse, sperduta nei boschi dopo il tentativo fallito di raggiungere la città assieme a Tom. I due cacciatori di taglie la salvavano, il che li portava dritti da Peter, salvo poi scoprire che in realtà la persona a cui davano la caccia era Scylla, la quale gli sfuggiva per merito di Peter e veniva poi reclutata di Erin nel Sole Oscuro come Grande Maestra della Melma.
L’idea in sé non era malaccio, ma scoprii che semplicemente non funzionava nell’economia del libro. L’intero filone che si veniva a creare concedeva uno spazio eccessivo a dei personaggi secondari appena introdotti, e si reggeva tutto sulla trama di Nerys che però in Darkwing era ancora virtualmente sconosciuta. Il tutto a scapito dei personaggi già inseriti che avevano bisogno di essere sviluppati, e della trama principale che veniva mangiata per spiegare eventi passati riguardanti il Sole Oscuro che avevano poco o nulla a che fare con gli eventi attuali su cui la storia avrebbe dovuto concentrarsi. In altre parole, mandava il libro completamente fuori rotta.
Continuai a lavorarci su, cercando di riannodare le fila di una trama che appariva sempre più contorta e sbilanciata. C’erano diverse scene interessanti che avrei voluto utilizzare e che tutt’ora mi spiace di non aver potuto inserire, ma troppe cose non collimavano. Purtroppo anche dopo aver scritto decine di pagine di appunti mi sentivo ancora in alto mare: il libro non funzionava, mancava di equilibrio e soprattutto non risultava chiaro quale fosse il punto dell’intera faccenda. Tutto ruotava troppo intorno al Sole Oscuro, mentre i personaggi già stabiliti sembravano sempre più assenti; avevo la sensazione che stessi cercando di riempire un libro dalla trama debole con una marea di informazioni derivate da una storyline secondaria senza riuscire ad arrivare al cuore della vicenda, e iniziai a chiedermi se non avessi sbagliato tutto dall’inizio. Un po’ alla volta mi sono reso conto che l’idea di partenza era quella giusta, ma stavo cercando di raccontare la storia sbagliata. Dovevo ricominciare da capo.
Feci per prima cosa un passo indietro, e mi chiesi se fosse così importante dedicare tanto spazio al Sole Oscuro in un libro dove avevo già i buoni che davano la caccia al protagonista e i cattivi che volevano annientarli tutti. Di antagonisti ce n’erano in abbondanza. Perché quindi non prenderla con più calma, lasciando che quella del Sole Oscuro rimanesse una sottotrama in lenta crescita destinata a esplodere nei prossimi libri, così da poter dedicare il giusto spazio agli elementi che avevo già introdotto?
Fu una vera sofferenza, ma gettai nel cestino buona parte dei miei appunti (un’ottantina di pagine, per me sono molte visto che raramente butto così tanto lavoro) e accantonai i personaggi di Thorben e Grianne per reintrodurli successivamente, perché capii che in quel momento non mi servivano. Se qualcuno doveva andare alla ricerca di Peter, era molto meglio che fossero i suoi vecchi compagni: di sicuro ai lettori sarebbe importato di più vedere loro in azione, piuttosto che dedicare mezzo libro alla ricerca di due Solar appena conosciuti! Soprattutto mi concentrai maggiormente sul personaggio principale, che avevo perso di vista in questa uscita di strada: era a lui che dovevo ricondurre tutto, dopotutto si trattava pur sempre della sua storia. Scrissi quindi un nuovo prologo con Peter e asciugai la riunione dei Solar da tutte le informazioni superflue sul Sole Oscuro, dimezzandone la lunghezza. Fu come se il libro si fosse liberato da una zavorra che gli impediva di decollare.
Questo è un perfetto esempio delle difficoltà che si possono incontrare nella stesura di una trama complessa. A volte si deve imboccare la strada sbagliata per trovare quella giusta! Potrei parlarvi di situazioni simili capitate agli sceneggiatori del cinema mentre lavoravano alla trama di film famosi, come Aladdin, Gli Incredibili o Zootropolis, in cui idee che non funzionavano si sono trascinate fino a uno stadio avanzato della produzione, per poi essere eliminate quando le storie di quei film sembravano oramai cosa fatta, solo perché qualcuno giustamente si è fermato e ha detto: “Questa cosa non va, dobbiamo ripensarci a costo di rimettere in discussione tutto il film”. Altri film non hanno funzionato proprio perché si sono volute mantenere a tutti i costi idee superflue o incongrue, a testimonianza del fatto che a tutti gli sceneggiatori capita di innamorarsi di una scena o di un personaggio che hanno immaginato, ma a volte occorre anche uno sforzo di lucidità mentale per capire quando è meglio tagliare. E di solito, è meglio tagliare (so già che un giorno mi pentirò di averlo dichiarato).
E’ proprio studiando questi casi che ho capito che lo sviluppo di una trama ben costruita deve seguire un certo ordine logico. Se c’è una cosa che questo lavoro mi ha dimostrato è che bisogna sempre tenere presente che c’è una piramide da rispettare, i personaggi principali hanno la priorità e gli va dedicato più spazio, mentre i secondari vanno lasciati in secondo piano e nel peggiore dei casi, vanno considerati sacrificabili. Se alla fine un libro complesso come La Freccia d’Oro ha funzionato, è stato proprio perché tutti hanno avuto il giusto spazio in funzione della loro importanza nella storia.
Comunque, da quel momento in poi il libro iniziò davvero a scorrere e marciai spedito fino alla battaglia di Corladan. Tolta di mezzo quella trama sbagliata che mi bloccava, le idee-chiave spuntarono una dopo l’altra. Non solo mantenni Selva nel cast e riuscii a inserire tutto il filone di Nerys senza che diventasse soffocante o confusionario, ma utilizzai anche Scylla, che divenne un personaggio destinato a giocare una parte fondamentale (solo meno centrale di quello che avevo pensato all’inizio), mentre Zanel risultò essenziale per sviluppare il capitolo dedicato ai villains. Pian piano l’incastro prese forma e le cose si sistemarono da sole. Grianne e Thorben erano stati eliminati, ma avevo già delle idee su come riutilizzarli, con tutta probabilità infatti il secondo farà una comparsata nel DLC Dal Tramonto all’Alba, mentre vedremo la prima in Darkwing 4, dove svolgerà un ruolo di primo piano e verrà presentata con una nuova personalità e nuovi poteri.
Sempre parlando di personaggi scartati, un altro il cui ruolo è stato ridotto è Darro Stoneborn, il nano che Peter incontra nella Compagnia dell’Orso Nero; inizialmente doveva sopravvivere fino alla battaglia di Deras Lamantir, ma nel finale erano già presenti moltissimi personaggi da seguire, così per snellire il libro preferii farlo morire a Corladan, anche se mi sarebbe piaciuto mantenerlo fino alla fine. In molti poi mi hanno chiesto come mai nel libro il filone della Terra sia risultato ridotto rispetto ai precedenti volumi, a questo punto avrete già intuito da soli la risposta: questioni di priorità, la parte fantasy era molto grande e dedicare più spazio alle vicende di Jasmine e compagnia avrebbe deviato troppo dalla storia principale, ingigantendo oltre misura un libro già lungo. Come dicevo poc’anzi, sono sacrifici che vanno affrontati per il bene del racconto nel suo complesso. E’ proprio in questo modo che sono nati i DLC: si tratta di parti della storia che per questioni di spazio e di regia non hanno trovato posto nel libro, che per poter sviluppare come si deve ho deciso di affrontare come progetti separati.
Mi auguro che questo backstage con il racconto delle mie piccole traversie vi abbia incuriosito e divertito, o vi sia stato utile se vi apprestate a scrivere anche voi un romanzo. Se ci sono domande lasciatele pure nei commenti, vi risponderò volentieri. Saluti da Corown!