Gabos Dumithral

Prima apparizione: Libro II – L’Armata degli Scheletri
Razza:
 Nano, Radiante della Terra (Elementar)
Età:
 116 anni
Provenienza:
 Nato a Er-Durag, capitale di Nygrasil; addestrato al monastero Solar nanico di Krumstrang; attualmente residente a Solenor.
Parentele e relazioni:
Vedi Clan Dumithral
Organizzazioni:
 Solar
Scuola e rango: Grande Maestro della Sacra Scuola della Terra
Maestri: Almasi, Grande Maestra della Terra di origini sherazadiane
Allievi: Jemm Hadar, Kodan (ex allievo, deceduto durante il noviziato)
Pronuncia del nome: Gàbos Dumitral
Pseudonimi: Otto Balder (nome d’arte con cui ha pubblicato le sue prime poesie)

“Non sposti la montagna perché sei forte. Sposti la montagna perché SEI la montagna.”

Storia

Gabos è un Grande Maestro molto rispettato. Guerriero di grande esperienza, costituisce un punto di riferimento per i suoi fratelli Solar quasi al pari di Drago Assopito.

Libro I & II: Gabos viene citato più volte da Durin Dardodiferro come suo cugino, tuttavia compare per la prima volta soltanto negli ultimi capitoli de L’Armata degli Scheletri quando, dopo aver ricevuto una richiesta d’aiuto da parte del Toras, viene inviato da Drago Assopito a Candral assieme a Maris e a Lidia per effettuare un sopralluogo. In tale occasione ha un breve confronto con Vonatar che si risolve nella fuga di quest’ultimo, poiché già provato dal duello con Peter.

Libro III & Dal Tramonto all’Alba: Alcuni mesi dopo, Gabos si reca a Thella assieme a Nomad per raccogliere la sfida che gli è stata lanciata dal generale nemico Bohrs Utgarth, con cui divide una vecchia faida di sangue. Venti anni prima infatti Gabos si è trovato costretto a uccidere suo padre e suo fratello, e ora il boharrim, messosi al servizio di Vonatar, sta decimando il clan Dumithral per vendicarsi. Al suo arrivo a Nind Gabos soccorre Jemm e Demetra, caduti in un’imboscata mentre erano in cerca di cibo per i rifugiati; tuttavia il gruppo guidato da lui e Nomad viene nuovamente attaccato sulla via del ritorno da Bohrs e dal drago del Sole Oscuro Fazoul. Gabos tiene a bada da solo un’orda di boharrim per consentire ai più giovani la fuga, tra i quali c’è suo nipote Thorben, catturato a Federgald e fuggito dal campo nemico. Nel corso della battaglia Fazoul causa inavvertitamente la morte della sorella di Bohrs; questi inizialmente incolpa Gabos, ma quando realizza che il colpevole è il suo alleato, lo uccide e prende la sua armatura.

Nel frattempo, al monastero di Thella, Gabos conosce meglio il giovane Jemm e ne rimane colpito, al punto che matura la decisione di prenderlo come suo allievo. La sua ritrosia prima di compiere questo passo deriva da un doloroso episodio del suo passato: dieci anni addietro, infatti, Gabos racconta di aver perduto un allievo avalanco di nome Kodan poiché gli aveva insegnato una tecnica troppo potente. In questo momento di tranquillità conosciamo anche alcuni dei fratelli di Gabos, che giungono da Er-Durag su un dirigibile da combattimento per dargli man forte: l’ammiraglia Dagna, il serioso Vanheim, l’eccentrico dinamitardo Gunther e il gioviale Dorion.

Quando Bohrs attacca il monastero, i Solar inizialmente lo respingono. Messo alle strette, il boharrim fa appello al potere demoniaco dell’Armatura del Magma che lo tramuta in un demone. Forte del suo nuovo potere, Bohrs travolge i Solar e uccide il fratello più giovane di Gabos, Dorion. Gabos si trova quindi costretto ad affrontarlo in violento un testa a testa per consentire la fuga sia ai suoi compagni che ai rifugiati. Il loro scontro finisce per devastare il monastero. Al culmine del duello Bohrs riesce a strappare un braccio al Grande Maestro con un affondo delle sue zanne, ma Gabos, con uno sforzo estremo, si tramuta in un elementale di dimensioni colossali sollevando l’intera collina su cui sorge il monastero e schiaccia il generale dell’Armata degli Scheletri come un insetto. Gabos viene poi ritrovato, vivo a malapena, nella barba del gigante da lui stesso creato.

Seppur ridotto molto male, Gabos sopravvive alle ferite grazie alla sua robusta fibra e chiede a Jemm di diventare il suo nuovo “braccio destro”, il quale accetta con gioia l’opportunità. A causa delle lesioni subite, Gabos non prenderà parte alla battaglia di Deras Lamantir in cui l’amico Nomad perderà la vita. Al momento Gabos sta affrontando una lunga convalescenza.

Personalità

Una roccia col cuore di una farfalla, Gabos mescola il valore di un guerriero all’animo sensibile di un poeta. Nel corso della sua vita ha pubblicato vari libri di poesie, composizioni musicali e realizzato innumerevoli sculture, molte delle quali decorano il monastero di Solenor. Sul campo di battaglia è una macchina di distruzione inarrestabile – o, quando vuole, inamovibile – ma non prova alcun piacere nella violenza; invece si sente davvero in contatto con se stesso quando si trova immerso nella quiete e nella bellezza della natura. Dietro al suo stoicismo nanico si nasconde una persona dotata di vibrante sensibilità. Possiede un grande talento artistico che esprime scrivendo toccanti poesie, componendo sinfonie e scolpendo statue così belle da sembrare vive. Pare anche che ci sia una donna nella sua vita, ma lui è molto riservato al riguardo.

Origini

Gabos è figlio del re di Nygdrasil, Thorgal, ma ha rinunciato ai suoi diritti di successione al trono in favore del fratello minore Vanheim per diventare un Solar. Il suo spirito da artista, infatti, non è mai andato troppo d’accordo con gli opprimenti valori tradizionali della società nanica. Questo ha causato un certo attrito con suo padre e Vanheim, il quale non ha mai preso troppo bene il fatto che Gabos abbia voluto sottrarsi al ruolo che gli spettava per diritto di nascita. In passato Gabos ha aiutato suo cugino Durin a trovare la vocazione e gli ha insegnato alcune tecniche della Terra.

Capacità e poteri

Gabos è un Grande Maestro di vasta esperienza e conosce numerose tecniche. Il suo talento si esprime al meglio nella manipolazione della roccia fino alla disciplina più alta e dai contorni più spirituali di questa Scuola, quella del cristallo. Ha la piena padronanza delle sacre posizioni difensive della Scuola della Terra e quando ne assume una diventa un oggetto virtualmente inamovibile. Può individuare esseri in movimento sul terreno a distanza di chilometri semplicemente “ascoltando” la terra e muoversi nel sottosuolo a gran velocità. Anche lui è in grado di creare costrutti di roccia animati, il suo preferito è il wyrm terrestre gigante, uno degli animali più grandi e possenti al mondo. Come Elementar della Terra, gode inoltre di un arco di vita prolungato rispetto ai suoi simili, infatti a 116 anni dovrebbe essere già anziano mentre invece si può considerare di mezz’età e nel pieno delle sue forze.

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Taccuino dell’autore

Confesso che ci ho messo un po’ di tempo per arrivare alla giusta interpretazione di Gabos. La mia idea iniziale è stata più o meno: Terra = facciamo un nano. Per questo motivo avevo la sensazione che Gabos fosse, in fondo, un cliché concepito per occupare un ruolo che sembrava tagliato su misura per lui.

La mia visione del personaggio si è evoluta davvero solo quando ho iniziato a esplorarne l’aspetto interiore. Mi sono domandato cosa sarebbe successo a prendere un guerriero forte, duro e legato alla terra, che sembrava dunque tutto l’opposto di un intellettuale, e a fondare tutta la sua psicologia sul fatto che avesse un forte lato spirituale. Ho capito quindi che Gabos doveva essere un personaggio stoico ma che sotto quell’impenetrabile corazza celasse dei forti sentimenti. Volevo allontanarlo il più possibile dallo stereotipo ormai desueto del nano rozzo, beone e sempre pronto a sguainare le armi. Non a caso Gabos è un principe dai modi educati, di grande cultura, che non apprezza particolarmente l’alcol e trova soddisfazione nell’arte invece che nella violenza.

Purtroppo nei primi tre libri della serie non ho potuto concedergli molto spazio, ma credo di aver rimediato nel DLC a lui dedicato, Dal Tramonto all’Alba, che rivela una gran quantità di retroscena sul suo conto e ne definisce meglio il carattere.

Quello che mi piace di Gabos è soprattutto che si tratta di un personaggio trasparente, che non ha bisogno di grandi drammi interiori per essere raccontato: la sua indole trapela in modo assai spontaneo dalle sue azioni.

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