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Su Corown gli elfi sono chiamati anche shyit (pron. “sciit”), ma sull’uso corretto di questo termine si fa spesso confusione.

Gli shyit, i veri shyit, erano i primi elfi, il ceppo originale da cui discende questa razza. Oggi, quando si parla di shyit, in realtà ci si riferisce agli elfi nobili o agli elfi di Ealdis, che sono i loro più diretti discendenti, ma ne restano comunque soltanto un riflesso sbiadito. Gli shyit antichi veri e propri sono ritenuti ormai estinti.

Storia

Genesi degli elfi

Secondo il mito, il popolo shyit fu creato da Symarill e Seline, una coppia di divinità figlie di Sen, dea della magia. Le leggende degli elfi vogliono che la loro razza sia nata quando i raggi della Luna incontrarono le acque di un lago, ma secondo alcuni studiosi un tempo erano esseri umani, a cui gli dei donarono maggiore intelligenza, longevità e un innato talento per le arti magiche. La loro forte compatibilità genetica con gli umani sembrerebbe deporre a favore di questa ipotesi “evoluzionistica”.

Degli shyit si dice che fossero alti e aggraziati, con distinte orecchie a punta e un taglio degli occhi affusolato. Il loro arco di vita si aggirava addirittura sui 500 anni, una longevità che oggi nessun elfo raggiunge. Erano tutti radianti, e la loro memoria perfetta li predisponeva enormemente per l’apprendimento della magia.

Gli shyit venivano chiamati “i Maestri” perché possedevano un naturale, irrefrenabile impulso a insegnare. La ragione per cui furono creati infatti fu proprio questa: portare fuori l’umanità ancora primitiva dal buio periodo delle Guerre Divine, insegnando loro a usare la magia per il progresso invece che per autodistruggersi. La loro comparsa si data all’incirca nel 12.000 a.A., e coincide con la fine delle Guerre Divine. Se ne può considerare, in effetti, la causa.

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Elfi antichi Shyit (dalla pelle chiara) ed Eld (dalla pelle scura). Studi di Alessandro Buffa.

L’Età dell’Oro

L’avvento degli shyit portò una lunga epoca di pace e rappresentò una fondamentale fase storica nell’evoluzione di Corown. In un mondo selvaggio, primitivo e devastato, gli elfi squarciarono le tenebre dell’ignoranza con la luce della conoscenza; portarono il pensiero scientifico, la scrittura, la matematica e la filosofia a popoli incolti, guarirono molte delle ferite inflitte al pianeta dalle Guerre Divine, ma soprattutto insegnarono a concepire la magia come una forma di conoscenza invece che attraverso la superstizione e il terrore. Nel giro di alcuni secoli edificarono magnifiche città, dove il tenore di vita era altissimo grazie alla magia che toglieva a tutti il peso dei lavori manuali. Si fanno risalire a quest’epoca le prime distinzioni tra gli shyit dalla pelle chiara e il gruppo etnico degli eld che era caratterizzato invece da una carnagione color dell’ebano, capelli biondi e una maggiore apertura mentale nei confronti delle novità. E’ probabile, comunque, che gli “eld” esistessero all’interno degli shyit fin dalla loro comparsa, e siano stati classificati in un gruppo a parte soltanto in epoca successiva.

Nel 9.000 a.A. gli elfi dominavano su un vasto impero che, al momento del suo massimo splendore, spaziava dal continente euriano a quello esiaricano, e grazie a loro il mondo conobbe un lungo periodo di pace. Non a caso nella fase antica delle civiltà umane (che coincide con l’apice e poi con la caduta di quella elfica), l’elfico era considerata la lingua colta, la lingua del sapere, come il greco antico per i romani e i popoli del medioevo sulla Terra. Solo in seguito lo scintar la sostituì (per maggiori approfondimenti sui linguaggi clicca qui).

La civiltà degli elfi, però, non fu del tutto idilliaca. In essa le altre razze avevano un posto subordinato, non di schiavitù ma senz’altro non da eguali. Mentre orchi e nani conservarono una sostanziale indipendenza continuando a svilupparsi per conto proprio, gli umani divennero i più legati alla classe dominante elfica che sapeva guardarli esclusivamente dall’alto in basso, come allievi, servitori e spesso anche buoni compagni ma quasi mai come loro pari. A lungo andare questa altezzosità generò una situazione di malcontento e disprezzo reciproco.

La guerra civile

A un certo punto – all’incirca nel 7.500 a.A. – si verificò una frattura all’interno del popolo elfico, una frattura causata non dagli umani come ci si sarebbe potuto aspettare, ma da diversità di vedute emerse tra le etnie shyit ed eld. Mentre i primi ponevano alla base della società la magia, la fede nelle divinità e i dogmi da esse imposti, gli eld iniziarono a sperimentare con la tecnologia. Il principale fautore della nuova scienza fu il celeberrimo saggio Kelvolt Naelendar che in questo delicato periodo storico rappresenta una figura chiave, pare infatti siano state proprio le sue invenzioni e le idee da lui diffuse a dare il via a una serie di eventi che innescarono accidentalmente il sanguinoso conflitto. Si fa risalire a questo periodo la stesura dell’Avak-Nohr.

Dopo lo scoppio della guerra civile con gli eld, gli shyit caddero preda di una deriva sempre più estremista che li portò verso la xenofobia e l’isolamento culturale. La loro razza finì per disperdersi, cadendo vittima di guerre intestine, rivolte delle popolazioni soggiogate, cali delle nascite ed epidemie. Il loro lento ciclo vitale contribuì alla riduzione della loro popolazione, creando un tasso di crescita fortemente negativo.

Durante la guerra civile gli eld vennero letteralmente perseguitati dagli shyit, finché, in un estremo tentativo di sterminarli, fu rilasciata una potente bomba Radiant che ne alterò il corredo genetico. I sopravvissuti degli eld, divenuti ipersensibili al Radiant, furono costretti a rifugiarsi sottoterra per cercare riparo dalla naturale radioattività dell’ambiente esterno che non riuscivano più a tollerare, edificando la città di Yxazyl e dando inizio alla loro evoluzione in una nuova specie, i darkeld. Ma gli shyit furono egualmente danneggiati dalla loro stessa arma, perdendo in vigore fisico e longevità. Il contraccolpo biologico e culturale della guerra frammentò ulteriormente l’identità collettiva dei sopravvissuti.

Nel 5.500 a.A. il popolo shyit era ormai ridotto ad affrontare una vera e propria diaspora. Con la loro popolazione fortemente ridotta e quella umana in rapida ascesa, molte città già devastate dalle guerre si ritrovarono spopolate, il loro ceto dominante lentamente impoverito dall’aumento dei matrimoni misti con umani che divennero per molti elfi l’unico modo per sopravvivere. Altre popolazioni si isolarono completamente nel tentativo di preservare la loro cultura, o finirono per imbarbarirsi.

Gli elfi oggi

Al termine della grande diaspora, il popolo elfico si ritrovò distinto in cinque gruppi principali.

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Le cinque razze principali di elfi che vivono nel continente euriano. Studi di Alessandro Buffa.

Elfi nobili
Eredi di antiche dinastie, ossessionati dalla purezza del sangue.

Mezz’elfi
Figli di unioni tra umani ed elfi che vivono integrati nella società umana.

Elfi di Ealdis
Vivono in isolamento sull’isola di Ealdis, dove conducono un’esistenza edonistica.

Elfi selvatici
Discendenti degli Shyit che vivono nelle terre selvagge.

Darkeld (prossimamente)
Una sottorazza nata da un gruppo di sopravvissuti Eld che ha trovato rifugio nelle profondità della terra.

Altre specie

Oltre ai gruppi principali, esistono, o sono esistite altre razze elfiche che si sono discostate maggiormente dal resto della loro specie.

Gli elfi alati un tempo erano numerosi nel regno di Algadon, che si estendeva fino a 2.500 anni fa al posto dell’attuale Kazmir. Alveas, il primo Grande Maestro dell’Aria, è stato l’ultimo sovrano degli elfi alati, che si sono estinti durante la Guerra dei Sette Occhi quando gli xaeloth hanno invaso e distrutto il regno del nord. Avevano ali da uccello sulla schiena ed erano in grado di volare. Gli elfi alati si associavano spesso con gli aviani, in particolare con gli aviani fenice (frutto dell’unione magica tra elfi e gli uccelli fenice) che contrariamente a loro sopravvivono ancora, sebbene in numero molto ristretto.

Altri elfi scelsero di prendere la via del mare tramutandosi in marinidi, ovvero tritoni e sirene (che contrariamente all’iconografia popolare hanno le gambe, ma alcuni possono cambiare magicamente forma se lo desiderano). Questi elfi subacquei sono vissuti per millenni in isolamento, protetti dal mare, dove hanno formato un vasto impero noto come Repubblica Azzurra che si estende per buona parte dell’oceano Indaco e conserva ancora molto dell’antico sapere degli shyit. Sono in buoni rapporti con l’Euras, con cui hanno stipulato tempo fa un trattato di pace; anche perché hanno altri problemi, con i loro confini costantemente minacciati dai drek, gli uomini-squalo. Prossimamente saranno oggetto di un approfondimento.

Infine, sono sempre da imputare agli elfi le leggende sull’esistenza di fate, spiriti e spiritelli. C’è un grande sottobosco di miti, solo alcuni dei quali veritieri. I folletti realmente esistenti sono frutto di alterazioni magiche su creature animali o sugli stessi elfi causate dai loro esperimenti. Questi esseri scelgono spesso esistenze solitarie che dal punto di vista degli esseri umani sfumano nel mito e nel fiabesco, ma alcuni di essi preferiscono far parte del mondo civilizzato, mostrandosi senza remore di sorta.

Fisiologia

Anche se gli elfi possono sembrare molto simili agli umani, la loro biologia è contraddistinta da alcune particolarità.

Ciclo vitale e riproduzione

La longevità è un fattore distintivo, un elfo infatti gode di un arco di vita naturale più esteso anche di diverse volte rispetto a quello umano. Gli elfi antichi raggiungevano i 500 anni, oggi l’età massima varia da sottorazza a sottorazza, dai 130-150 dei mezz’elfi ai 250 dei purosangue. Contrariamente a quanto accade tra gli umani, sottolineare l’età è considerato un complimento tra gli elfi, e le donne ne sono particolarmente lusingate. Questo perché gli elfi vedono il progredire dell’età come sinonimo di maturità e saggezza invece che di decadenza.

Anche l’invecchiamento avviene diversamente da quello umano, gli elfi infatti mantengono un fisico relativamente giovanile anche in età avanzata, finché non entrano nell’ultima fase biologica della loro vita che viene chiamata “Sentiero del Tramonto“. Una volta imboccato il “sentiero”, subiscono un rapidissimo declino fisico e mentale, come se invecchiassero a un ritmo accelerato. Da quel momento un elfo ha i giorni contati. Questo crollo va avanti per qualche mese, solitamente da un minimo di tre a un massimo di otto-nove, dopo i quali la loro vita giunge al suo termine naturale. Gli elfi avvertono chiaramente l’arrivo di quest’ultima fase e usano il tempo a loro disposizione per preparasi a morire serenamente, mettendo in ordine i propri affari e cercando di riparare ai problemi personali.

Non solo la fine, ma tutta la vita di un elfo è scandita da cicli biologici definiti. La maturità fisica viene raggiunta in un tempo leggermente superiore agli umani, attorno ai 17-18 anni, dopo la quale la vita di un elfo assomiglia a una primavera senza fine. Le donne hanno un ciclo mestruale ogni tre-quattro mesi, ma il bisogno vero e proprio di accoppiarsi è innescato da un ciclo valido per entrambi i sessi chiamato nenfahr, che avviene periodicamente in un arco di tempo che va dai due anni (per i mezz’elfi) ai quattro o cinque (per i purosangue) e dura circa una settimana. Questa condizione genera una potente spinta alla ricerca di un compagno per il concepimento. In questo periodo perfino gli elfi di preferenza omosessuale sentono il bisogno di un partner di sesso opposto, poiché il nenfahr è un imperativo biologico finalizzato alla riproduzione. Alcuni elfi sperimentano addirittura una sorta di “riconoscimento” con un partner durante il nenfahr; non è del tutto chiaro di cosa si tratti, è certamente una risposta biologica verso un partner che viene istintivamente riconosciuto come particolarmente adatto, ma va anche al di là di questo coinvolgendo aspetti mentali e spirituali, e può avvenire anche tra completi estranei o addirittura persone che normalmente non si piacciono affatto. Si dice che i figli di due elfi che si “riconoscono” durante un nenfahr nascano con doti speciali e siano destinati a grandi cose.

Durante il nenfahr gli elfi sono soggetti a livelli ormonali venti-trenta volte più elevati della norma. Questo sconvolgimento biochimico li rende soggetti a forti sbalzi di umore e addirittura a cambiamenti di personalità. Alcuni lamentano febbre e altri disturbi di vario genere. Il loro appetito sessuale si moltiplica di dieci volte, particolarmente per le donne che diventano letteralmente voraci. Con lo scadere del ciclo i sintomi scemano, ma se il nenfahr non viene sfogato tramite accoppiamento un elfo può stare molto male; in alcuni casi estremi lo squilibrio neurochimico può portare perfino alla morte. Qualora un partner adatto non fosse disponibile, esistono medicine per ridurre i sintomi, ma alla fine si può solo soddisfarlo o aspettare che passi.

Tratti razziali specifici

La particolare architettura del cervello elfico è un altro elemento distintivo di questa razza. Quasi tutti gli elfi sono dotati di una memoria molto sviluppata, spesso addirittura eidetica, e di una forte attitudine per la logica e la matematica che viene loro naturale e gli è di grande aiuto qualora intraprendano studi di magia. Anche il loro ciclo di sonno è molto particolare: gli elfi dormono solo due o tre ore per notte, ma attraversano delle fasi di sonno molto profonde in cui la loro mente si spegne quasi del tutto. Questo gli permette di recuperare più in fretta, ma se vengono svegliati a forza durante una di queste fasi presentano segni di shock nervoso come confusione e irritabilità che permangono finché il riposo non viene portato a termine. Se privato insistentemente di questo sonno ristoratore, un elfo può addirittura entrare in coma o morire. Perfino i destrieri elfici sono soggetti a questo particolare ciclo di sonno, il che potrebbe indicare un vero e proprio legame biologico tra le due specie.

Gli occhi di un elfo possiedono grande accuratezza visiva (superata solo da quella degli aviani rapaci), in particolare per quanto riguarda la percezione dei colori e della profondità, tuttavia non possiedono una vista “mistica” come sostengono alcuni miti, né la capacità di vedere al buio o in condizioni di luce scarsa. Gli unici ad aver sviluppato una visione crepuscolare migliorata sono gli elfi selvatici che se ne servono per cacciare. Anche udito e olfatto sono leggermente più acuti che negli umani.

Gli elfi antichi erano rigorosamente vegetariani, provando orrore verso il consumo di qualsiasi tipo di carne, una pratica che all’epoca era considerata esclusiva dei popoli sottosviluppati. Anzi, è probabile che non riuscissero neanche a metabolizzare alcuni alimenti di origine animale, ad esempio i derivati del lattosio. In seguito alla diaspora si sono dovuti adattare diventando onnivori; gli elfi selvatici cacciano molta selvaggina, le altre razze consumano carne ma tendono comunque a non abusarne. I darkeld, che sottoterra non possono allevare bestiame comune, non consumano carne di mammiferi, sostituendola con molti tipi di insetti, vermi e larve che crescono nelle caverne, importanti fonti di proteine. L’unica cosa da cui tutti gli elfi stanno accuratamente lontani è l’alcool, che per loro è altamente tossico, un vero e proprio veleno. Basta anche una dose minima (per esempio quella contenuta in alcuni dolci) per far perdere loro il controllo, mentre quantitativi superiori, come un semplice bicchiere di vino, possono causare demenza temporanea. Un singolo bicchiere di liquore può indurre il coma o addirittura la morte. I mezz’elfi lo tollerano un po’ meglio per via della loro biologia in parte umana, ma tendono comunque a evitarlo per prudenza. Oltretutto tra gli elfi assumere alcool è considerato molto disdicevole. Sulla bassa tolleranza degli elfi all’alcool sono sorte battute di ogni genere, particolarmente da parte dei nani che invece ne sono praticamente immuni, o la famosa barzelletta raccontata da Peter a Candral secondo la quale gli elfi bevono solo latte; una cosa ironica, dato che la capacità di digerire il latte è stata passata loro dagli esseri umani, che per primi hanno sviluppato questo adattamento.

Tutti gli elfi manifestano spontaneamente un’aura Radiant, anche se solo in alcuni questo dono si presenta più sviluppato. Tendono maggiormente ai Radiant dell’Energia Positiva, dell’Aria e del Fuoco.

Religione

La vita spirituale ha sempre giocato un ruolo di grande importanza per gli elfi, che fanno risalire le proprie origini a un atto di creazione genitoriale da parte delle loro due divinità razziali: Symarill e Seline.

Symarill è il padre degli elfi. Anticamente era simbolo di vigore, salute e autorità, custode della tradizione. Seline, la sua sposa, era invece la custode della conoscenza e la più aperta al nuovo; fu per questo motivo che gli eld giunsero a considerarla la loro patrona.

Durante la guerra civile, però, questa coppia divina si separò, seguendo le sorti dei rispettivi protetti. Il culto di Symarill venne adottato dagli shyit dalla pelle chiara assumendo contorni sempre più estremisti e dogmatici, mentre gli eld si rivolsero a Seline in cerca di aiuto durante le persecuzioni.

Il finale drammatico della guerra civile si ripercosse perfino su queste entità superiori. Symarill perse gran parte del suo potere, trasformandosi in un dio pigro e lascivo (alcuni sostengono addirittura che Phallos, dio della lussuria, non sia altro che un suo aspetto “non ufficiale”), mentre Seline fu avvelenata dal rancore verso gli shyit e il suo stesso ex marito, che la trasformò anche fisicamente, manifestandosi come una sorta di virus tecnorganico che la cambiò in Zanel, una divinità cupa il cui nome significa proprio “Vendetta”.

Oggi il culto di queste divinità è ancora vivo solo tra gli elfi di Ealdis, che riveriscono Symarill, e tra i darkeld che hanno abbracciato il culto di Zanel come loro unica dea. Gli elfi selvatici preferiscono rivolgere le loro preghiere a Shanna Lumaan riservando agli antichi patroni solo riti formali, mentre quelli euriani sono caduti sotto le insegne di Helios.

Una risposta a Elfi >

  1. Bailey H ha detto:

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